Antico Trail del Contrabbandiere
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Un itinerario prealpino

TRA STORIA E BIODIVERSITA'

Nella seconda metà del seicento, un monaco benedettino giunse presso Bassano del Grappa portando con sé alcuni semi di una delle piante introdotte in Europa dalle Americhe, il tabacco.

Le prime coltivazioni di tabacco iniziarono, a fini medicinali, nei terreni del convento benedettino  di Campese, diffondendosi in seguito nei paesi del Canale di Brenta. In un paio di secoli questa coltura divenne l’attività fondamentale nella vita degli abitanti della valle, raggiungendo, nella seconda metà dell’Ottocento, i venti milioni di piante l’anno. L’intensità con cui ogni metro di terreno sfruttabile venne messo a coltura, a prezzo di enormi fatiche, mutò sensibilmente gli impervi versanti della valle, dando vita ad un fantastico mosaico di campi sostenuti da “masiere” ciclopiche e di sentieri di collegamento.

La Repubblica di Venezia, l’Impero Austro-Ungarico e il Regno d’Italia governarono variamente la produzione del tabacco, ma in molti abitanti delle contrade non poteva non manifestarsi un forte desiderio di fare del tabacco un commercio libero da ogni vincolo e controllo. Nacquero così i “trodi” del tabacco, ovvero un intreccio di sentieri che,  sfruttando innumerevoli percorsi utilizzati per il trasporto del legname iniziato attorno al 1300, permettevano di spostarsi dal fondovalle alle contrade sparse sull’Altopiano dei Sette Comuni.

Per ricordare le vicende di questa finestra di storia della vallata è stata creata l’Alta Via del Tabacco, un itinerario storico/ambientale che, raccordando tra loro i sentieri del tabacco, snodandosi tra dorsali e valloni, si sviluppa per 35 km lungo il versante destro del Brenta tra l’abitato di Costa e Bassano del Grappa.

Morfologicamente assai accidentata, la Valbrenta presenta qualità distintive assai dure: racchiusa, quasi schiacciata tra due alte fiancate  rocciose, il Grappa e l’Altopiano dei Sette Comuni, aggressivamente e fittamente incise da strapiombanti valloni laterali, forre e talvolta veri e propri canyons, come la Val Gadena e la Val Frenzela, con avare porzioni di terreno messo a coltura e vecchie case disseminate sul pendio, oggi in parte abbandonate, è un ambiente pressoché unico nelle Prealpi Venete (Fig. 1)

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                                                      Fig. 1 - L’austero ambiente “canaloto” e Il paesaggio agrario delle terrazzate

 
I campi  dove veniva coltivato il tabacco si presentano come lunghe strisce di terreno pianeggiante sostenute da “masiere” edificate con i massi asportati con le leve dallo strato roccioso. I sassi più grossi venivano squadrati e sovrapposti a formare il muro esterno, la “masiera”, mentre quelli di minor dimensione erano sistemati all’interno a riempimento. Il terreno che era stato asportato dal pendio e messo da parte veniva quindi sparso all’interno dei terrazzi per preparare il piano di coltura.

Le terrazzate sono intimamente collegate da ripidi sentieri, scalette di pietra e strette sporgenze, i “resalti”, ricavate nel mezzo dei muraglioni (fig. 2)

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                                        Fig. 2 – La tipica architettura rurale delle terrazzate, “masiere”, gradinate, stretti sentieri trasversali


Le case costruite sulle terrazzate (fig. 3) presentano una architettura assai tipica, essendo state realizzate per assolvere ad una ben precisa funzione nell’ambito di questa eccezionale economia agricola: strette ed allungate, seguono le curve di livello come le terrazzate, e si elevano in altezza in più piani per risparmiare il prezioso terreno destinato alla coltivazione del tabacco. Le facciate sono dotate di numerose finestre per garantire un’ottimale circolazione d’aria ai piani destinati all’essicazione del tabacco. Sotto i locali di abitazione c’era la stalla, caratterizzata da un soffitto a volta che aveva la funzione di scaricare sulle fondamenta il peso dell’intera struttura.

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                                   Fig. 3 – Le tipiche case alte e strette  ricavate lungo le curve di livello come le terrazzate su cui poggiano

 

Ogni angolo della valle ci parla di storia. L’itinerario, snodandosi in mezzo alle terrazzate, ci permette anche di scoprire la straordinaria rete di sentieri usati in passato per il trasporto a valle del legname, spesso selciati e gradinati, come la stupenda Calà del Sasso, una mulattiera composta da 4444 gradini fatta edificare da Gian Galeazzo Visconti nel 1398 (Fig. 4).

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                                   Fig. 4 - La Calà del Sasso, mulattiera gradinata con la sua doccia a lato per far scivolare il legname     

 

Ma in questa lunga gola prealpina storia e natura convivono intimamente. Laddove l’uomo non ha potuto domare tratti di ambiente troppo ostili e inaccessibili, bastionate rocciose, ripidissimi prati arido-rupestri, forre, la natura mostra tutta la sua forza e la sua generosità (Fig. 5). Ed è proprio questa la caratteristica che fa di questo territorio montuoso uno dei più importanti distretti fitogeografici prealpini. Accanto alle vestigia ciclopiche del paesaggio agrario del tabacco, uno scenario che nulla ha da invidiare a tanti altri più decantati paesaggi colturali italiani, il Canale di Brenta  custodisce una straordinaria riserva biogenetica, con piante notevoli per rarità o limitatissima distribuzione geografica, che va conosciuta, rispettata e salvaguardata.

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                            Fig. 5 -  Contrafforti rupestri, ripidissimi prati aridi, canyons e valloni  perpendicolari del paesaggio “canaloto”

 

Oggi, grazie ad accurate ricerche, dobbiamo riconoscere al versante orientale dell’Altopiano dei Sette Comuni e a quello occidentale del Grappa il ruolo di importantissimi “massicci di rifugio”, soprattutto per la conservazione della  flora alpina originaria dell’era terziaria che fu in gran parte annientata dalla glaciazione quaternaria. Questo è il riferimento storico fondamentale per capire la flora del Canale di Brenta. In questo territorio montuoso, ricco di svariate nicchie ecologiche favorevoli, la flora alpina originaria dell’era terziaria, sopraffatta e costretta ad indietreggiare davanti all’avanzata della fiumana di ghiacci che scendevano da nord, ha potuto trovare un vero e proprio santuario per la sopravvivenza. Mentre, infatti, soltanto le parti sommitali dell’Altopiano dei Sette Comuni e del Massiccio del Grappa venivano localmente glacializzate, il grande ghiacciaio del Brenta defluiva, da un lato, attraverso la depressione Fastro-Fonzaso, nella valle del Piave, anastomizzandosi con il ghiacciaio omonimo, e  arrestava  la sua colata dentro al Canale settentrionale del Brenta, colassando nella piana di Cismon del Grappa.

Diverse di queste specie che occuparono le Alpi durante il loro sollevamento, colonizzandole progressivamente, mentre il clima, inizialmente tropicale, diveniva più montano e più freddo, rifugiatesi nei dirupi del Canale di Brenta, sono oggi in buona parte osservabili nelle svariate nicchie ecologiche attraversate dall’Alta Via del Tabacco o nelle aree ad essa limitrofe. Una, in particolare, ricordo di quel clima tropicale passato, l’endemica Pinguicula poldinii, meravigliosa pianta carnivora, da poco descritta per la prima volta nelle forre del Friuli, assai rara, recentemente individuata nelle Alpi Feltrine e, in meravigliosi popolamenti, anche nel Canale settentrionale del Brenta e nell’alta Valsugana è il vero simbolo della flora nobile rupestre delle forre (Fig. 6).

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                                       Fig. 6 - La meravigliosa Pinguicula poldinii Steiger & Casper  in una tipica nicchia umida di forra

 

Veri simboli della flora dei prati arido-rupestri presenti in buona parte dell’Alta Via del Tabacco (Fig. 7), ricchissimi di piante notevoli, sono poi Moltkia suffruticosa (L.) Brand (Fig. 8), entità endemica,  esclusiva di due sole aree ben separate, Prealpi vicentine, dalla Valle di Schievenin al Summano, e  Alpi Apuane, e Rhaponticoides alpina (L.) M.V. Agab. & Greuter, entità con distribuzione quanto mai frammentata in pochi massicci montuosi sudeuropei.

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                             Fig. 7 -  I prati arido-rupestri attraversati dall’Alta Via del Tabacco, veri e propri serbatoi di biodiversità vegetale
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                                                                             Fig. 8 – Moltkia suffruticosa (L.) Brand

 

 Passando accanto alla base delle rupi incassate dentro i valloni percorsi dall’itinerario, potremo poi ammirare con una certa frequenza, nei punti a maggior umidità,  un’altra notevole specie preglaciale che sottolinea l’elevato valore ambientale di questa “area di rifugio”: Physoplexis comosa (L.) Schur, splendido endemismo E-Alpico (fig. 9) che  rappresenta l’emblema della flora nobile delle rupi umide.  

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                                                                                Fig. 9 - Physoplexis comosa (L.) Schur

 

Molti altri preziosi relitti hanno trovato rifugio tra le pieghe della montagna in destra Brenta: Iris cengialti Ambrosi ex A. Kern. subsp. cengialti, Paederota bonarota L., Gladiolus palustris Gaudin, Primula auricula L. subsp. ciliata (Moretti) Lϋdi, Aquilegia einseleana F.W. Schultz, Asphodelus macrocarpus Parl. subsp. macrocarpus, Veratrum nigrum L., Genista radiata (L.) Scop.

Chiunque, spinto da spirito di osservazione e sete di conoscenza, affronterà il percorso con l’intento di fare un vero e proprio bagno di cultura, concedendosi qualche piccola diramazione dal sentiero principale, si sentirà ricompensato da tanta biodiversità.

Accanto a queste piante che caratterizzano i tratti fondamentali della flora del canale di Brenta, l’escursionista potrà ammirare molte altre entusiasmanti fioriture. Gli orli boschivi e i mantelli ospitano ancora piante rare amanti degli ambienti caldi, come Lilium carniolicum Bernh. ex W.D.J. Koch, entità con areale frammentato tra le montagne dinariche e le Prealpi venete, Dictamnus albus L., erba dal forte profumo di limone, Linum narbonense L., Paeonia officinalis L. subsp. officinalis (fig. 10), piante rare, autentica espressione di “mediterraneità”

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                                                  Fig. 10 – Paeonia officinalis L. subsp. officinalis, espressione di “mediterraneità

 
Per valorizzare e divulgare le bellezze di questo stupendo itinerario prealpino storico/ambientale è stata creata, con la collaborazione dell’Associazione Alta Via del Tabacco, del CAI di Marostica, dei Comuni di Valstagna, Campolongo sul Brenta, Bassano del Grappa, San Nazario, l’Antico Trail del Contrabbandiere (fig. 11) , una corsa non competitiva che vuole far rivivere ai partecipanti il contatto con la natura in semi-autosufficienza alimentare, com’è nello spirito di questa gara giunta quest’anno alla seconda edizione.

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                                      Fig. 11 – Un momento  entusiasmante della corsa “Antico Trail del Contrabbandiere”, edizione 2013



Si ringrazia Erwin Giovagnoli per i testi
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